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La Cassazione ribadisce tolleranza zero sulla lealtà del Dipendente


La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 11985 del 7 maggio 2025, ha ribadito un principio fondamentale nei rapporti di lavoro: la fiducia tra dipendente e datore di lavoro è un elemento intoccabile. Anche piccole mancanze possono giustificare un licenziamento per giusta causa, se minano questa fiducia.

La Suprema Corte ha confermato il licenziamento di una cassiera che non aveva registrato ripetutamente alcune vendite e non aveva emesso gli scontrini corrispondenti. Nonostante si trattasse di importi modesti e non fosse stata provata un’appropriazione indebita, il licenziamento è stato ritenuto legittimo.

Secondo la Cassazione, ciò che conta non è l’entità del danno economico o la prova di un furto, ma la lesione del vincolo fiduciario. Un comportamento scorretto, anche se di lieve entità, è sufficiente a mettere in discussione la futura correttezza della prestazione lavorativa, dimostrando una mancanza di diligenza e fedeltà. Questo basta a compromettere irrimediabilmente il rapporto di fiducia, rendendo legittimo il licenziamento per giusta causa.

In sintesi, la pronuncia sottolinea che la fedeltà e la correttezza del lavoratore sono essenziali, e anche una piccola violazione di questi principi può avere gravi conseguenze, indipendentemente dal danno economico diretto o dalla necessità di accertare un reato penale.

Riprendere un dipendente che ruba non costituisce violazione della privacy.


Con la Sentenza n. 3045/2025 del 6 febbraio 2025, la Corte di Cassazione ha confermato che un datore di lavoro non viola la privacy quando riprende un dipendente sorpreso a rubare, purché il monitoraggio sia finalizzato a proteggere il patrimonio aziendale.
In passato, altre pronunce della Cassazione si erano già occupate del tema della sorveglianza sui lavoratori e della tutela della riservatezza, stabilendo che l’uso di telecamere sul luogo di lavoro non costituisce reato se rispetta specifiche condizioni.

Nello specifico, mentre i controlli preventivi e generalizzati sono soggetti alle restrizioni previste dallo Statuto dei Lavoratori, i controlli difensivi effettuati in presenza di un fondato sospetto sono ritenuti leciti.

La Corte di Cassazione,  con l’Ordinanza n. 2618 del 04 febbraio 2025, conferma la legittimità del licenziamento del dipendente in congedo parentale che svolge un’altra attività lavorativa.

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